Vai alla mappa / diario di THE END OF THE BORDER (of the mind)
Il viaggio totale
compiuto da Stefano Cagol è stato di 10.000 km dalle Alpi (Casso, Diga del Vajont, Italia)
all’Arctico (Kirknes, Barents Region, Norvegia).
Il viaggio è stato segnato da linee di luce di 15 chilometri di gittata, emesse da un potente faro montato su una stazione di lavoro mobile
indipendente: un furgone attrezzato con il faro e un generatore di corrente.
L’obiettivo sono luoghi simbolici, luoghi di
confine, luoghi significativi. Sia luoghi selezionati in
anticipo, sia incontrati lungo la strada. Dando vita ad azioni
improvvisate. In effetti, la stazione di lavoro mobile
è in grado di fermarsi nel punto perfetto e di fare anche
fermate improvvise dove l'artista sente la sensazione di confini.
Le linee di luce hanno unito idealmente luoghi, culture e nazioni attraversate dal
viaggio/spedizione. I luoghi principali prestabiliti da dove sono state
generate queste linee sono tre, segnando l’inizio, la
metà e la fine del viaggio secondo traiettorie del raggio
definite in anticipo.
In particolare:
1) da Casso, nelle Alpi italiane, è stata superata con la luce
la Diga del Vajont;
2) ad Oslo il farò è partito dalla sommità della
Ekeberg per passare sopra al centro urbano, verso il palazzo reale;
3) a Kirkenes, attraverso tappe pubbliche ed altre inaspettate, l'artista ha scansionato tutti i confini fisici e politici dell'estremo lembo di Europa.
All’imbrunire un
raggio.
THE END OF THE BORDER (of the mind). LA FINE DEL CONFINE (della mente)
si sposta dal centro delle Alpi, le Dolomiti, fino in Norvegia: nella
capitale di Oslo, e al confine estremo di Kirkenes. L’artista si muove
da un luogo simbolico a un altro, aprendosi anche ad incontri
inaspettati. Egli idealmente li collega attraverso la luce,
attraverso la luce che annulla i confini.
Idealmente Cagol ha iniziato il suo viaggio da Casso, un villaggio
di 14 abitanti abbarbicati su una montagna nel centro delle Alpi
italiane: la luce è passata sopra una diga artificiale per
l’energia idroelettrica che ha causato 2000 morti 50 anni fa, e tutt'ora rappresenta il limite mentale e l’impossibilità di reagire e di
andare oltre la tragedia.
Poi ha guidato verso Oslo, guardando al confine tra presenza umana
e urbana e la natura, tra acqua, terra e cemento.
Alla fine ha percorso da sud a nord tutta la Norvegia, fino al confine fisico / politico della
regione di Barents, l’area transnazionale
all’estremo nord della Norvegia e della Russia affacciato alle
coste del Mare di Barents. Cagol ha scansionato in più riprese l'intera area di Kirkenes, i fiordi, il fiume Pasvik, il confine con la Russia, che in 3 punti è stato scandagliato senza mai essere attraversato. La luce è stata fatta correre lungo la linea militarizzata di Shengen, poichè le autorità russe non hanno acconsentito l'attraversamento del confine con la luce. Sono state quindi illuminate linee immaginarie - quelle dei confini politici - ancora marcate.
Rewind: Stefano Cagol ha dissolto con la luce il confine tra cultura italiana e cultura tedesca, che
taglia la regione del Trentino Alto Adige (Light Dissolution, 2008,
evento parallelo a Manifesta 7 a Trento). Poi ha cercato di comunicare
al di là dei confini del desolato paesaggio invernale del nord
della Norvegia (Evoke Provoke. The border, 2010, al Barents Spektakel,
Kirkenes).
Ha inoltre già fatto progetti
‘in movimento’ per la prima volta nel 2006 con Bird Flu Vogelgrippe
guidando da Trento alla 4 Biennale di Berlino con un furgone “pieno di
canto degli uccelli e di influenze diverse”, poi di nuovo con 11
settembre arrivando dal museo Mart di Rovereto allo ZKM di Karlsruhe e
nel suo studio a Bruxelles nel giorno del suo compleanno, l’11 settembre.